Il post della scorsa settimana era improntato nel diffondere l’importanza di interventi motori volti al miglioramento dell’equilibrio, in quanto questi possono ridurre l’incidenza di cadute, aumentare l’autosufficienza del soggetto e ridurre i costi sanitari dovuti alle cadute. In questo post verrà invece discusso quali possono essere le tipologie di intervento che posso risultare maggiormente efficaci.
Elaborando gli stimoli dalla letteratura un allenamento di equilibrio in soggetti amputati dovrebbe focalizzarsi su diversi elementi:
- Focus sull’arto sano: in quanto la compensazione attraverso l’arto intatto risulta essere il più importante fattore per mantenere l’equilibrio dopo l’amputazione. Inoltre esso è importante anche per ripristinare la propriocezione dello stesso arto sano che può essere danneggiata in soggetti con diabete o patologie vascolari.
- Focus sull’arto residuale: nonostante sia molto difficile mantenere l’equilibro con l’arto con la protesi per più di 2s, bisognerebbe comunque dare degli stimoli per imparare ad utilizzare la rigidezza della protesi per creare momenti di stabilizzazione e per migliorare le abilità motorie relative al controllo del piede prostetico.
- Focus sul controllo del tronco: sia la core stability che l’utilizzo neuromuscolare del tronco andrebbero sviluppate in quanto risultano essere ulteriori meccanismi di controllo prossimali che possono aiutare nella compensazione dell’instabilità distale del soggetto amputato
In maniera interessante, a conoscenza dell’autore di questo post, nessuno studio ha ancora indagato l’effetto di un intervento motorio sull’equilibrio in ambiente acquatico in soggetti con un amputazione unilaterale agli arti inferiori. L’ambiente acquatico infatti permette di allenare l’equilibrio in sicurezza, riducendo il rischio di cadute e la paura di cadere, e può essere considerato inoltre una sorta di allenamento propriocettivo globale, grazie alla resistenza dell’acqua in ogni direzione. Interventi di questo tipo volti al miglioramento dell’equilibrio sono già stati condotti con successo per esempio in pazienti con patologie neurologiche (Buzzelli et al., 2015) e con Parkinson (Volpe et al., 2014).
Sfortunatamente nessuno studio ha ancora indagato la relazione dose-risposta dell’allenamento di equilibrio in soggetti con amputazione, pertanto le uniche indicazioni sulle quali possiamo riflettere sono quelle proposte da Lesinski et al. (2015), che ha condotto questa analisi su soggetti sani fra i 16 e i 40 anni. In questa meta-analisi è emerso che i miglioramenti di equilibrio sono ottimizzati con interventi che durano 11-12 settimane, con una frequenza settimanale di 3 o 6 sedute, con una durata di 11-15 minuti per sessione di allenamento, con 4 tipi di esercizi di due serie ciascuno e di una durata di 21-40s del singolo esercizio. Tuttavia questi dati proposti vanno intesi solo come spunto di riflessione per il nostro allenamento perché, oltre ad alcune limitazioni dello studio in questione, i soggetti amputati sono generalmente decondizionati e le loro risposte fisiologiche sono differenti rispetto a quelle dei soggetti sani.
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BIBLIOGRAFIA
Buzzelli AR, Bonnyman AM, Verrier MC (2015)The effects of aquatic therapy on mobility of individuals with neurological diseases: a systematic review. Clin Rehabil 29(8):741-51
Lesinski M, Hortoba T, Muehlbauer T, Gollhofer A, Granacher U (2015) Dose-Response Relationships of Balance Training in Healthy Young Adults: A Systematic Review and Meta-Analysis. Sports Med 45:557–576
Volpe D, Giantin MG, Maestri R, Frazzitta G (2014) Comparing the effects of hydrotherapyand land-based therapy on balance in patients with Parkinson’s disease: a randomized controlled pilot study. Clin Rehabil 28(12):1210-7