Corpo e mente hanno un legame indissolubile, anzi una simbiosi totale e assoluta.
Oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la salute come uno stato di benessere biologico, psicologico e sociale e non la semplice assenza di malattia. Il punto cruciale è una visione olistica dell’uomo che non è una macchina ma, come sostiene Galimberti
“L’uomo è un tutto unitario dove la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e psicologico come disagio, e che presta attenzione non solo alla manifestazione fisiologica ma anche all’aspetto emotivo che l’accompagna.”
Perché concentrarsi sulla persona anziché sulla malattia?
Le malattie psicosomatiche sono quelle malattie che colpiscono il corpo ma che nascono e trovano origine nella psiche.
Per questo, diventa importante, concentrarsi sulla persona piuttosto che sulla malattia in sé e comprendere il significato che la malattia assume per il soggetto. L’uomo non può essere considerato un contenitore di organi, la malattia non può essere identificata solo con l’organo malato e quindi l’unico ad essere curato, considerando, come sostengono gli orientali, che l’organismo non si può ammalare in una sola parte lasciando integro tutto il resto. (Bertagni G.).
La postura come specchio del nostro essere interiore
Per questo la postura non può essere considerata solo un modo di porsi nello spazio ma la postura è comunicazione non verbale. Espressione del nostro essere interiore, della nostra assenza o presenza di autostima. Molto spesso si ritrova lo stesso atteggiamento posturale in più membri di una stessa famiglia. Questo perché, al pari delle patologie, dei comportamenti e delle affettività familiari, si riscontrano anche diversi tipi di atteggiamenti posturali simili e, se si osserva il fenomeno da una prospettiva più generale, è possibile individuarli nella stessa cultura e società di appartenenza della famiglia.

La postura, infatti, dipende anche dal carattere emotivo del sistema familiare. Per l’emobodied cognition allora, il rapporto tra mente e corpo è bidirezionale: la nostra mente influenza il modo in cui il corpo reagisce e, allo stesso tempo, la “forma” del nostro corpo (anche la postura che assumiamo) attiva la nostra mente.
Ad esempio, quando le persone sono portate ad adottare una postura diritta e a ridere, queste rievocano più velocemente ricordi autobiografici positivi (Riskind, 1984). Ancora, assumere una posizione ricurva rispetto a una diritta, può portare le persone a sperimentare meno orgoglio (Stepper e Strack, 1993), e a chiedere meno aiuto e supporto se tristi (Riskind e Gotay, 1982).